Consigli Territoriali per I’immigrazione


Ministero Interno – Circolare 14 gennaio 2015, n. 312

A più di dieci anni dalla loro introduzione nel sistema italiano di governance del fenomeno migratorio i Consigli Territoriali per l’Immigrazione si ripropongono in tutta la loro centralità: per i positivi risultati registrati nell’esercizio delle funzioni inerenti l’analisi, la programmazione ed il monitoraggio dell’efficacia delle politiche migratorie e di integrazione, per l’orientamento delle risorse nazionali e comunitarie destinate alle finalità di settore.

Tali strumenti hanno infatti confermato tutto il potenziale operativo in termini di raccordo tra politiche centrali e territoriali, favorendo l’individuazione e la realizzazione di misure adeguate ad uno scenario instabile e complesso come quello migratorio, dalle prospettive incerte e mute voli.

A consuntivo del trascorso anno, è tuttavia opportuno evidenziare come il perdurare della crisi economica mondiale e la recrudescenza di crisi geo politiche regionali – che hanno impattato in maniera esponenziale sull’andamento dei flussi migratori umanitari con un incremento del 400% – continuino a sollecitare le capacità di risposta del sistema.

Tale scelta strategica si rivela, peraltro, ancor più attuale alla luce dei recenti eventi terroristici che hanno interessato la Francia, e Parigi in particolare.

Eventi che hanno il chiaro scopo di interferire bruscamente nel processo di integrazione in atto nelle nostre comunità, minare alla base il clima di armoniosa convivenza tra diverse culture su cui si costruisce il benessere delle società democratiche, alimentare un approccio bipolarista e securitario alle tematiche migratorie, semplificandone l’approccio in chiave di pericolosa contrapposizione tra collettività ospitante ed ospitati.

Il tutto, alimentando scenari di inasprimento dell’emarginazione sociale sul territorio, con pericolose ricadute per la civile convivenza prima ancora che per la sicurezza democratica.

Pertanto, in una fase storica di carenza di risorse adeguate a fronteggiare le diverse necessità che si ripercuotono sui territori di arrivo, di accoglienza e di inclusione, con il costante rischio di un acuirsi di tensioni collegate al moltiplicarsi di situazioni di fragilità sociale anche tra le popolazioni autoctone, si rende quanto mai opportuno sostenere e perfezionare ulteriormente lo strumento operativo del Consiglio Territoriale per l’Immigrazione in seno alle Prefetture UU.TT.G., in piena linea e rispetto della missione istituzionale dell’amministrazione dell’interno.

A tal fine, si rende necessario innanzitutto perfezionare il metodo di supporto decisionale in favore dei diversi stakeholders che partecipano alle attività dei Consigli Territoriali, coniugando la celerità delle decisioni di volta in volta da adottare con la sistematica e strutturata valutazione preventiva delle condizioni di successo degli interventi.

Si ritiene, quindi, di dover sviluppare, in tutta la sua potenzialità, un sistema integrato di informazione tra istituzioni centrali e territorio e, a livello locale, tra Prefettura e sue articolazioni interne al fine di strutturare un metodo di lavoro che metta in rete le buone pratiche già rilevate dai CC.TT.I., consolidando anche la condivisione di esperienze fomite da approcci operativi di positivo impatto osservati nelle realtà europee, imprescindibili termini di confronto.

L’adeguatezza di un tale sistema rende possibile attivare interventi efficaci rispondenti al mutevole contesto dell’immigrazione da gestire nel quadro unitario e più ampio delle politiche di accoglienza e di integrazione e trova conforto anche nelle recenti linee di indirizzo delle politiche comunitarie.

Linee di cui si è acquisita migliore consapevolezza anche a seguito dell’appena trascorso semestre di Presidenza europea a guida italiana e, in particolare, in occasione della Conferenza Interministeriale tenutasi il 5 e 6 novembre 2014 a Milano.

In quella sede, infatti, sono intervenute le delegazioni ministeriali di tutti i 28 partner comunitari ed hanno condiviso formalmente un apposito documento di indirizzo, quanto mai attuale. Si riportano gli aspetti individuati quali centrali per sviluppare in maniera armonica i diversi livelli di governance relativi al processo di integrazione:

I. Affrontare l’integrazione con un approccio globale.

II. Non discriminazione.

III. Mainstreaming delle politiche di integrazione

IV. Monitoraggio delle politiche di integrazione.

Detto documento viene allegato integralmente (All. 1 ) con invito alle SS.LL. a favorirne diffusione e condivisane nelle sedi dei Consigli stessi e attraverso essi realizzare un’informazione capillare.

Tutto ciò premesso, si indicano le linee di intervento generale finalizzate a coadiuvare l’attività, sempre più indispensabile, nell’ambito provinciale.

LINEE DI INTERVENTO GENERALE

1. GOVERNANCE MULTILIVELLO

In un’ottica di rilancio dell’interlocuzione istituzionale, andrà dedicata massima cura alla positiva evoluzione del rapporto con i Comuni e le Regioni – pur garantendo pari dignità a tutte le realtà del territorio – in piena linea con gli indirizzi di governo che hanno riproposto, con l’Intesa raggiunta in sede di Conferenza Unificata del 10 luglio 2014, un sempre maggiore coordinamento dei livelli di governance tra enti di programmazione e di attuazione operativa delle politiche, soprattutto in settori quali quello dell’accoglienza dei migranti e dei richiedenti protezione internazionale. Una buona accoglienza, infatti, favorisce i successivi processi di integrazione.

Nel raggiungimento di tale obiettivo, i CC.TT.I. saranno le naturali sedi di sviluppo dei livelli della governance. Si richiamano a tal fine le Linee guida per la costituzione dei Tavoli di coordinamento regionali sui flussi migratori non programmati, emanate ai sensi del comma 2 dell’art. 1 del decreto ministeriale n. 9225 del 17 ottobre 2014. In tali consessi, ispirati da principi di leale e solidale collaborazione, ogni attore della rete esercita il ruolo che gli è attribuito, quale garante della vitalità dei territori e dell’unitarietà dello Stato.

Si coglie l’occasione per rimarcare la massima attenzione da rivolgere all’aerea minori stranieri non accompagnati e alle indifferibili necessità di governance del fenomeno, secondo quanto contenuto nella citata Intesa tra Governo, Regioni e Enti locali del 10 luglio u.s. e nelle indicazioni che verranno dall’Unità di missione, allo scopo istituita presso questo Dipartimento.

2. MONITORAGGIO

È indispensabile che attraverso i Consigli Territoriali il Paese si doti di una rilevazione istituzionale affidabile. In tal senso vanno gli sforzi intrapresi per facilitare la fase di raccolta dati per il Monitoraggio annuale e la disponibilità di un dato attendibile; in questo quadro un efficiente sistema di raccolta dati diviene un elemento concreto che misura la relazione con il territorio, produce dati attendibili e quindi apprezzabili dai decisori politici, restituisce una lettura qualitativa alla comunità civile e consente una conoscenza non manipolata dei fenomeni in atto e della loro evoluzione.

3. L’INFORMAZIONE

Allo stesso modo, deve trovare crescente stimolo il dialogo e la partecipazione delle Istituzioni pubbliche, del privato sociale e del volontariato che operano sui territori di riferimento. Il tutto per garantire:

- la massima conoscenza trasversale e condivisa delle questioni (generali e particolari) che interessano ciascuna realtà di riferimento, secondo l’ineludibile principio del “conoscere bene per governare meglio”;

- l’emersione e la consistenza dei livelli delle rappresentanze di tutte le componenti sociali, culturali ed etnico religiose, per favorirne al massimo i livelli di partecipazione alla vita ed alla gestione dell’azione pubblica, stimolando il sentimento generale di inclusione attiva nella comunità di residenza e di accoglienza.

Nel disegno complessivo è centrale la scelta della partecipazione degli stranieri alla vita civica e politica della comunità accogliente. Ogni fenomeno di marginalità, quand’anche solo riguardi la percezione di essere passivi ricettori di decisioni prese da altri, si lega a un sentimento di estraneità al contesto in cui si vive. Si auspica quindi un coinvolgimento delle Associazioni di stranieri presenti e operanti nell’ambito di riferimento tematico o generale tale che le comunità di cittadini immigrati si sentano partecipi nella attuazione delle politiche di integrazione.

4. LA FORMAZIONE

Lungo tale direttrice, a livello centrale, gli investimenti principali hanno riguardato e riguarderanno ancora, per l’imminente futuro, il potenziamento della risorsa formativa in favore di dirigenti, funzionari e operatori degli Sportelli Unici e dei Consigli Territoriali.

I moduli formativi, da svolgere anche con il coinvolgimento dei Formatori e dei Referenti per la Formazione permanente presenti nelle sedi periferiche dell’Amministrazione, tenderanno ad includere progressivamente, ed ove possibile, ogni altro servizio attinente alle realtà ed alle tematiche dell’immigrazione e dell’integrazione, al fine di sviluppare un approccio condiviso nella trattazione delle due materie.

In quella sede saranno privilegiate sessioni condivise e co-partecipate con appartenenti ai diversi enti-partner coinvolti nel sistema, al fine di creare una visione articolata e complessiva dei problemi da affrontare e dei risultati da raggiungere.

A tal fine, si fa riserva di comunicare possibili calendari di corsi ad hoc e di seminari in via di programmazione già a partire dal primo trimestre dell’anno, d’intesa con il Dipartimento per le Politiche del Personale per 1’Amministrazione Civile e per le Risorse Strumentali e Finanziarie.

5. LE PRIORITÀ OPERATIVE DI IMMEDIATO IMPATTO

Tra le questioni concrete più emergenti dai diversi osservatori territoriali, si conferma la valenza primaria di interventi finalizzati alla:

- diffusione dell’istruzione primaria ed all’accesso a crescenti livelli di scolarizzazione tra le popolazioni migranti e/o comunque a rischio emarginazione;

- acquisizione di nuovi modelli culturali tra le nuove generazioni dì immigrati che rischiano di creare pericolosi steccati tra genitori e figli se non accompagnate da prospettive di riscatto sociale dell’intero nucleo familiare;

- rivisitazione di politiche di alloggio miranti ad escludere ogni rischio di “ghettizzazione urbana”, che si conferma il più pericoloso terreno di coltura di reazioni violente contro le Istituzioni e la società di accoglienza, soprattutto in presenza di fallimenti del progetto migratorio che interessano soggetti cd. “di seconda o addirittura terza generazione”.

In questo contesto, è ancora doveroso ribadire l’opportunità offerta alle SS.LL. di riaffermare, attraverso i Consigli, la missione istituzionale del Ministero e delle Prefetture, alla luce delle difficoltà di programmare interventi di efficacia di lungo periodo e, soprattutto, della linea politica di governo, che mira ad abbandonare il più possibile filosofie di intervento dalla natura emergenziale.

6. LA GESTIONE DELLE RISORSE COMUNITARIE

Come evidenziato in premessa, il perdurare della crisi economica che attanaglia le economie mondiali, e dell’Europa in particolare, rende assolutamente indispensabile cogliere tutte le opportunità offerte dalle risorse comunitarie, considerato anche l’avvio del settennio di attività del Fondo F.A.M.I. (Fondo Asilo e Migrazione e Integrazione), di cui questo Dipartimento è Autorità di Gestione.

In quest’ultimo settore, nonostante il successo registrato e certificato a livello europeo nei dati di performance dei precedenti Fondi F.E.I. e F.E.R., che oggi vengono, per precisa scelta strategica, riproposti nella visione programmatica e gestionale unitaria del F.A.M.I. (finalizzato oltre il 90% della spesa finanziata con una netta inversione di tendenza rispetto all’insoddisfacente utilizzo generale di tutte le risorse comunitarie nel Paese) si rende comunque necessario:

- massimizzare ancora l’efficacia di impiego dei finanziamenti europei di cui è titolare lo scrivente Dipartimento, attraverso una più ampia valutazione preventiva dell’impatto dei progetti selezionati sui territori di realizzazione: il tutto affinché possano emergere non solo le capacità di spesa delle risorse di volta in volta assegnate, ma, soprattutto, siano elaborate iniziative in grado di produrre benefici di medio/lungo periodo. Iniziative, peraltro, da rendere pubblicizzabili al massimo grado tra i territori di destinazione;

- supportare ed eventualmente coordinare sinergie di interventi finanziati o finanziabili con altri Fondi comunitari di cui è titolare l’Amministrazione dell’Interno ovvero altra amministrazione pubblica (ministeri, regioni, ecc.) che impattano sul medesimo territorio. Ciò per evitare improduttive duplicazioni di interventi e, dall’altro Iato, favorire, con ogni azione praticabile, produzione di valore aggiunto di ciascuna iniziativa realizzata.

Da un punto di vista pratico, non sfugge, quindi, come il modello di organismo da riproporre in seno al Consiglio Territoriale debba ispirarsi a criteri di duttilità e flessibilità, in grado di allargare la partecipazione “tecnica” e non solo “politica” dei diversi attori responsabili, e riaffermare la Prefettura quale riferimento centrale delle Istituzioni sul territorio anche sotto il profilo operativo, oltre che sede permanente del dialogo tra istanze pubbliche del privato sociale e in particolare del volontariato.

Le attività già avviate relativamente alla facilitazione nell’accesso, valutazione, gestione di finanziamenti a favore di realtà Centrali e Territoriali; alla semplificazione delle procedure di monitoraggio attraverso progetti e dispositivi atti alla realizzazione ed economicità della raccolta informativa, anche a garanzia di un attendibile flusso dati nella disponibilità dei decisori politici; alla costituzione di unità di consulenza a favore degli operatori del territorio, dovranno continuare ad essere fattori coagulanti tra Istituzioni, partner e comunità destinatarie, rafforzando la prospettiva di empowerment organizzativo gestionale ed operativo.

Si ringraziano le SS.LL. per il quotidiano impegno profuso e per la preziosa collaborazione.

CONFERENZA MINISTERIALE EUROPEA SULL’INTEGRAZIONE (MILANO, 5 E 6 NOVEMBRE 2014)

Il 5 e 6 novembre 2014 la Presidenza italiana ha organizzato una Conferenza Ministeriale sull’Integrazione, con l’obiettivo di sviluppare ulteriormente le Linee guida strategiche concernenti lo Spazio di libertà, di sicurezza e di giustizia adottato dal Consiglio europeo nel giugno 2014. Il dibattito è stato incentrato sui Principi Fondamentali Comuni adottati il 19 novembre 2004, l’incontro informale dei ministri europei per l’integrazione tenutosi a Saragozza il 15-16 aprile 2010, le successive Conclusioni del Consiglio in materia di Integrazione adottate il 3-4 giugno 2010, nonché le Conclusioni del Consiglio adottate il 5 e 6 giugno 2014.

In tale contesto le delegazioni hanno concordato sulla necessità di indagare gli aspetti chiave dell’integrazione, focalizzandosi sui diversi livelli di governance attenenti al processo di integrazione e sui legami tra integrazione e relativi ambiti di policy. In particolare, sarebbe opportuno tenere in considerazione i seguenti aspetti:

I. Affrontare l’integrazione con un approccio globale

Le Conclusioni del Consiglio adottate il 5 e 6 giugno 2014 in materia di integrazione dei cittadini di Paesi terzi legalmente soggiornanti nell’Unione europea riconoscono l’importanza di un approccio globale nonché del mainstreaming delle politiche e delle prassi in tutti i settori politici e a tutti i livelli di governo rilevanti. Le Conclusioni specificano ulteriormente che tale approccio all’integrazione presuppone, tra le altre cose, politiche e misure ricettive efficaci che rispondano alle esigenze specifiche sia dei singoli Individui che dei gruppi di migranti, maggiormente soggetti a fenomeni di esclusione sociale, inclusi i titolari di protezione internazionale.

In aggiunta a ciò, l’Agenda Europea per l’Integrazione dei cittadini di Paesi terzi, adottata dalla Commissione il 20 luglio 2011, evidenzia che l’integrazione è legata a un quadro di legislazione e politiche definite e coordinate a livello europeo, e sottolinea l’importanza di tenere in considerazione le priorità di integrazione in tutti gli ambiti attinenti, in modo da contribuire coerentemente a rispondere alle sfide poste dall’integrazione così come ad altre priorità politiche.

I legami tra migrazione e politiche di integrazione sono molteplici. In particolare, le condizioni di accoglienza dei titolari di protezione internazionale impattano fortemente sulle loro future prospettive di integrazione nelle società ospitanti. Alla luce di quanto qui esposto, e così come enunciato dal Consiglio europeo nelle Conclusioni del 26/27 giugno 2014, l’impegno dell’Unione in tema di protezione internazionale richiede una solida politica di asilo europea basata su solidarietà e responsabilità, principi contenuti nell’Articolo 80 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea.

II. Non discriminazione

La non discriminazione costituisce una dimensione centrale delle politiche europee di integrazione ed è stata al centro di iniziative lanciate a livello europeo sin dalle Conclusioni del Consiglio tenutosi a Tampere nel 1999, secondo cui le politiche di integrazione nell’UE dovrebbero mirare a garantire diritti e doveri peri cittadini di Paesi terzi assimilabili a quelli dei cittadini europei, e dovrebbero altresì promuovere la non discriminazione nella vita economica, sociale e culturale, nonché prevedere misure contro il razzismo e la xenofobia.

Quasi tutti i Principi Fondamentali Comuni fanno in qualche modo riferimento alla non discriminazione, in virtù del ruolo basilare che tale principio riveste nel favorire l’integrazione e nel promuovere la coesione sociale. In particolare, il Principio Fondamentale Comune numero 2, centrato sul rispetto dei valori fondamentali dell’UE, indica esplicitamente la non discriminazione come uno dei concetti tutelati dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea.

Nel riaffermare tale impegno in tema di non discriminazione, le Conclusioni del Consiglio del 5 e 6 giugno 2014 in materia di integrazione dei cittadini di Paesi terzi legalmente soggiornanti nell’UE riconoscono la necessità di ulteriori sforzi volti al raggiungimento di un approccio più bilanciato per la tutela dei valori fondamentali alla base delle società europee, per il contrasto dei pregiudizi e per il rispetto della diversità nella prospettiva di accrescere la tolleranza e la non discriminazione nelle società dell’UE, in stretta collaborazione con i partner sociali e la società civile.

A tale proposito, è essenziale sviluppare politiche di non discriminazione con riferimento al tema dell’occupazione. Il Principio Fondamentale Comune numero 3 afferma che l’occupazione è una componente fondamentale del processo d’integrazione ed è essenziale per la partecipazione degli immigrati, per il loro contributo alla società ospitante e per fa visibilità di tale contributo.

L’Agenda Comune per l’Integrazione del 2005 riporta diverse misure volte a favorire l’accesso dei migranti al mercato del lavoro, tra cui approcci innovativi per prevenire la discriminazione nel mercato del lavoro, corsi di formazione che indaghino modalità ulteriori per il riconoscimento delle qualifiche dei neo arrivati nonché condizioni facilitate per l’accesso al mercato del lavoro da parte delle donne. È opportuno che l’impegno in tale ambito continui ad essere una priorità per gli Stati europei non solo perché quello della non discriminazione è un principio fondamentale del diritto dell’UE, ma anche perché, così come riconosciuto dalla strategia Europa 2020, accrescere l’accesso dei migranti al mercato del lavoro è essenziale perii raggiungimento di una crescita economica sostenibile in Europa.

La non discriminazione gioca un ruolo centrale anche riguardo all’accesso dei migranti all’istruzione. Il Principio Fondamentale Comune numero 5 afferma che gli sforzi nel settore dell’istruzione sono cruciali per preparare gli immigrati, e soprattutto i loro discendenti, ad una partecipazione più effettiva e più attiva alla società. A tale proposito, le Conclusioni del Consiglio del novembre 2009 sull’istruzione dei bambini di origine straniera invitano gli Stati membri a istituire o rafforzare meccanismi anti-discriminazione, accrescendo la permeabilità dei percorsi nell’ambito del sistema scolastico e rimuovendo gli ostacoli all’avanzamento individuale all’interno di tale sistema, al fine di combattere la segregazione e contribuire a livelli di rendimento più alti da parte dei discenti immigrati. È opportuno fornire ai bambini di origine straniera un supporto mirato al fine di colmare le distanze tuttora esistenti in termini di rendimento tra essi e i bambini autoctoni.

Un’altra priorità essenziale per affrontare la discriminazione è quella di ridurre e superare gli ostacoli pratici che impediscono ai migranti di accedere ai servizi sociali, priorità inclusa nel Principio Fondamentale Comune numero 6. Vi sono evidenze che mostrano come tali ostacoli possano essere collegati alle differenze linguistiche o culturali dei migranti piuttosto che alle loro condizioni socio-economiche maggiormente svantaggiate. Al fine di far fronte a tali ostacoli, sarebbe opportuno adottare diverse misure in collaborazione con i diversi livelli di governo. La diffusione di nuove tecnologie, in particolare l’accesso a Internet, costituisce un grande potenziale per affrontare le necessità di una comunità variegata, favorendo l’integrazione e lo scambio reciproco. Risulta pertanto importante adottare misure volte a colmare la distanza esistente nell’uso delle nuove tecnologie in alcuni segmenti della popolazione, inclusi i migranti.

IlI. Mainstreaming delle politiche di integrazione

Il Principio Fondamentale Comune numero 10 afferma che l’inclusione delle politiche e misure di integrazione in tutti i pertinenti portafogli politici e a tutti i livelli di governo e dì servizio pubblico è una considerazione importante nella formulazione e nell’attuazione della politica pubblica.

Nella spiegazione a tale principio inclusa nelle Conclusioni del Consiglio sulle Politiche di Integrazione degli Immigrati nell’Unione Europea del 19 novembre 2004, si afferma inoltre l’opportunità di riservare particolare attenzione all’impatto dell’immigrazione su servizi pubblici come l’istruzione, i servizi sociali e altri, specialmente a livello delle amministrazioni regionali e locali, al fine di evitare un abbassamento degli standard di qualità di tali servizi. Nel riconoscere la rilevanza di includere l’integrazione nella formulazione e nell’attuazione delle politiche, le stesse Conclusioni sottolineano anche la necessità di accompagnare tale inclusione con politiche specificamente mirate all’integrazione dei migranti.

Come mostrano le iniziative intraprese in diversi Paesi, il mainstreaming delle politiche presenta numerosi vantaggi. Innanzitutto, consentono di rispondere alle esigenze di società eterogenee e sempre più variegate, favorendo una sensibilità diffusa verso tale diversità che contrasti discriminazione e stereotipi. Secondariamente, consentono di gestire meglio il crescente numero di immigrati di seconda e terza generazione, i quali potrebbero trovarsi a fronteggiare ostacoli strutturali nell’ambito dell’istruzione o del mercato del lavoro. Infine, se gestito adeguatamente, il mainstreaming delle priorità in materia di integrazione consente anche la definizione di politiche economicamente efficienti dagli esiti positivi per l’intera società, massimizzando pertanto l’impatto delle risorse pubbliche.

Pur riconoscendo il potenziale del mainstreaming delle priorità di integrazione nelle politiche pubbliche, è tuttavia opportuno rammentare alcune riserve. Innanzitutto, il rischio della cosiddetta “scomparsa dell’obiettivo”, ovvero che le necessità specifiche della popolazione migrante – quali l’apprendimento della lingua, il riconoscimento delle qualifiche e l’accesso alla cittadinanza – possano essere trascurate da politiche volte all’intera popolazione. Alla luce di quanto appena esposto, è richiesto un impegno significativo, a tutti i livelli di governance, al fine di definire politiche che raggiungano effettivamente ciascun membro della società, in particolare rafforzando la flessibilità nell’erogazione dei servizi e accrescendo la consapevolezza delle diverse esigenze in termini di welfare da parte della popolazione. Oltre a ciò, è opportuno che le esigenze di gruppi di migranti quali rifugiati, donne e bambini continuino ad essere affrontate attraverso un supporto mirato e misure specifiche.

Il mainstreaming delle politiche passa anche attraverso una maggiore cooperazione tra gli attori a vario titolo competenti a livello europeo. A tale proposito, si saluta con favore l’innovazione nell’organizzazione della Commissione europea recentemente nominata. Innanzitutto, la nomina di un vice presidente responsabile dello stato di diritto e della Carta dei Diritti Fondamentali. Allo stesso tempo, si auspicano risultati in materia di accesso al mercato del lavoro e mobilità intra-europea derivanti dalla cooperazione prevista tra il Commissario responsabile della Migrazione e degli Affari Interni e il Commissario responsabile di Occupazione, Affari sociali, Competenze e Mobilità lavorativa.

L’istituzione del nuovo Forum Europeo sulla Migrazione è un passo significativo nell’incoraggiare la cooperazione tra gli stakeholder nazionali impegnati in materia di migrazione. Sulla base dell’esperienza del Forum Europeo per l’Integrazione, il nuovo Forum continuerà ad essere una piattaforma per la società civile, e il suo approccio partecipativo sarà accresciuto assicurando un più stretto coinvolgimento delle organizzazioni della società civile nella preparazione e nell’organizzazione degli incontri da esso previsti. Il Forum Europeo sulla Migrazione, pertanto, rappresenta una nuova e promettente piattaforma di dialogo e scambio dì competenze a livello europeo, da salutare con favore.

IV. Monitoraggio delle politiche di integrazione

Il Principio Fondamentale Comune numero 11 afferma che occorre sviluppare obiettivi, indicatori e meccanismi di valutazione chiari per adattare la politica, valutare i progressi verso l’integrazione e rendere più efficace lo scambio di informazioni. A seguito delle priorità stabilite dalia Conferenza ministeriale tenutasi a Potsdam nel maggio 2007 e riaffermata dalla Conferenza ministeriale di Vichy nel novembre 2008, la Conferenza ministeriale tenutasi a Saragozza nel 2010 identifica “indicatori” europei comuni in quattro ambiti di rilevanza ai fini dell’integrazione: occupazione, istruzione, inclusione sociale e cittadinanza attiva. Evidenziando l’importanza di tali indicatori, nella Agenda Europea per l’Integrazione del 2011 la Commissione afferma l’intenzione di monitorare gli sviluppi in tale ambito e di formulare raccomandazioni, in accordo con gli Stati membri.

Il monitoraggio del processo di integrazione e delle politiche adottate in tale ambito è essenziale per accrescere il processo europeo di apprendimento. In ragione di ciò, il monitoraggio dovrebbe essere considerato un aspetto trasversale da sviluppare parallelamente ai processo di policy-making, in tutte le fasi e a tutti i livelli. In particolare, il monitoraggio è anche funzionale alla valutazione dell’efficacia delle politiche attuate in ambiti quali l’anti-disciminazione e il mainstreaming delle politiche di integrazione.

Al fine di compiere ulteriori progressi in tale ambito, gli sforzi dovrebbero essere volti ad assicurare che gli indicatori di integrazione adottati dagli Stati membri si basino su statistiche di alto livello e su set di dati omogenei, come quelli forniti da EUROSTAT. Così come i livelli regionali e locali sono essenziali per il buon esito del processo di integrazione, allo stesso modo dovrebbero essere sviluppati strumenti ed indicatori specifici per il monitoraggio delle dinamiche aventi luogo a tali livelli. Infine, è importante riconoscere che l’integrazione è un processo sfaccettato che necessita di essere trattato nella sua interezza: in particolare, tutte le differenti dimensioni dell’integrazione – economica, sociale e culturale – dovrebbero essere monitorate adeguatamente attraverso indicatori appropriati.

Al fine di raggiungere gli obiettivi sopra esposti, il quadro europeo in materia di integrazione rappresenta una piattaforma privilegiata, in particolare per lo scambio di informazioni e lo sviluppo di migliori prassi. In tale contesto, i Punti di Contatto Nazionali per (‘Integrazione dovrebbero profondere ulteriore impegno nel migliorare lo scambio reciproco su questioni relative al monitoraggio dell’integrazione, anche utilizzando il portale European Website on Integration. Anche i Moduli Europei per l’Integrazione costituiscono un importante strumento sviluppato dalla Commissione per monitorare e comparare le prassi in materia di integrazione. Basandosi su quanto già raggiunto, per il futuro è importante estendere l’utilizzo dei Moduli Europei per l’Integrazione, migliorare la loro attuale struttura e contenuto, nonché accrescere la loro dimensione operativa.