Legge Delrio: ok ad Dpcm e Accordo su attuazione. Resta "nodo risorse"


“Sulla legge 56 (cosiddetta “Legge Delrio”, ndr) abbiamo finalmente trovato un accordo, che consente di individuare le procedure di attuazione”. Lo ha detto il Presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino.

Si devono però chiarire “quali sono le attribuzioni delle funzioni fondamentali alle aree vaste e metropolitane” e in termini di risorse “le Regioni aspettano di vedersi assicurati già nella legge di stabilità i finanziamenti per assicurare i servizi che prima gestivano le Province”, ha aggiunto Chiamparino secondo il quale  “c’è il rischio  che se non saranno stanziate le risorse minime le Province non potranno erogare servizi come il riscaldamento nelle scuole, la pulizia delle strade dalla neve”.
In base al disposto del Dpcm e dell’Accordo entro la fine dell’anno saranno approvati i progetti di legge regionali, prima dalle Giunte e poi dai Consigli regionali, che contengono i criteri e le modalità di trasferimento alle Regioni, alle Città metropolitane e ai Comuni, delle funzioni che oggi sono esercitate dalle Province. Lo ha spiegato l’assessore Vittorio Bugli, assessore alle Riforme nella Regione Toscana e coordinatore del tavolo delle Regioni per l’attuazione della Legge Delrio. “Ogni Regione potrà determinare a chi passare le funzioni regionali che erano esercitate dalle Province, impegnandosi a seguire un criterio di sussidiarietà ed adeguatezza”, ha sostenuto l’Assessore Bugli ha aggiunto che l’intesa per l’attuazione della Legge Delrio – composta da un Dpcm e da un accordo – riguarda anche le modalità di trasferimento del personale e la gestione delle risorse. “Serviranno altri Dpcm, ma intanto questo è impostato bene e consente di partire”, ha concluso l’assessore.
Nel frattempo l’Upi, l’Unione delle province, ha reso noto che  si è concluso il monitoraggio avviato dall’Upi, insieme ai Ministeri dell’Economia e dell’Interno, per verificare l’impatto delle manovre economiche sui bilanci delle Province. “Le conclusioni che emergono dai dati sono quelle che ci aspettavamo – afferma il presidente dell’Upi, Alessandro Pastacci – con una generale situazione di grave sofferenza, con  63 Province che dichiarano di non essere in grado di rispettare il patto di stabilita’ per il 2014 e 33 Province che dovranno aprire la procedura di pre-dissesto, a causa dei tagli imposti dalle manovre economiche e dalla spending review”. “In Conferenza Stato Citta’ – spiega ancora il presidente Upi – i sottosegretari Baretta, Bocci e Bressa hanno sottolineato l’attendibilità del quadro presentato e il rischio di ripercussioni gravi sui nuovi enti, Province e Città metropolitane, che tra pochi giorni andranno al voto. Per questo il Governo in Conferenza Stato Citta’ si è preso l’impegno a trovare una soluzione per rendere sostenibile il taglio ai bilanci delle Province da qui ai prossimi 10 giorni. Le decisioni saranno prese in una seduta straordinaria della Conferenza dedicata esclusivamente a questo tema”.
“Allo stato attuale, siccome la maggior parte delle province è di fatto in pre-dissesto, la Conferenza delle Regioni ha deciso che le nuove province non potranno di fatto svolgere le funzioni ad esse delegate. Esemplificando: non ci sono le risorse per spalare la neve e per il riscaldamento delle scuole”. Così, in una dichiarazione, il Coordinatore degli assessori al Bilancio, Massimo Garavaglia (Lombardia) spiegando che gia’ in Conferenza Stato-Regioni “si è sentito di fatto il fallimento della riforma Delrio”, e questo perché nel testo del decreto che il governo emana a supporto della riforma all’art. 3 comma 3, viene scritto che “il governo non metterà un euro in più sulle funzioni in capo alle nuove Province e lo stesso faranno le Regioni. Ci stupiamo – ha concluso l’assessore al Bilancio della Lombardia in polemica con l’associazione dei comuni – che l’Anci, che dovrà poi gestire queste funzioni, non abbia detto nulla. Piutttosto critico anche il commento dell’assessore del Veneto,”temo che le future provincie, o come le si voglia chiamare, non avranno i soldi per garantire le funzioni essenziali previste dalla norma: in molte realtà non ci saranno i soldi ne’ per garantire la manutenzione delle strade, sgombero neve compreso, né per la manutenzione degli edifici scolastici,  compreso il riscaldamento.  Non faccio terrorismo ne’ disinformazione – ha spiegato l’assessore regionale al bilancio ed Enti Locali del Veneto Roberto Ciambetti
- ma tutti sappiamo che negli ultimi anni i Bilanci delle province sono stati ridotti al minimo e non solo per le dure manovre di spending review o  per i tagli nei trasferimenti statali: il Governo ha rigettato la nostra proposta con cui chiedevamo, consci delle ristrettezze segnalate in tutta Italia,  l’assicurazione di una adeguata copertura economico-finanziaria delle funzioni fondamentali assegnate alle realtà che andranno a sostituire le Province. Ci è arrivato un secco niet. Parliamo di funzioni strategiche, come appunto la viabilità provinciale o la gestione degli edifici scolastici: è grave, gravissimo, che
funzioni fondamentali, ineludibili, non trovino adeguata copertura economica. Chi governerà domani questi enti, chiunque sia, dovrà fare i conti con una grave insufficienza di fondi che non potranno garantire servizi essenziali. In un Paese in cui il trasporto su gomma e’ uno degli elementi essenziali per l’economia, come facciamo a non assicurare la manutenzione stradale nella viabilità interna? Un conto è razionalizzare servizi, recuperare sprechi,  abbattere costi impropri – ha concluso Ciambetti – un altro è non calcolare gli esiti di una politica che sta sistematicamente smantellando le funzioni pubbliche.
Positivo invece il commento dell’Anci: “Accogliamo con soddisfazione l’intesa, raggiunta oggi in Conferenza Unificata con il contributo dell’Anci, sullo schema di Dpcm che definisce il trasferimento di beni, risorse e funzioni dalle Province alle Citta’ metropolitane”. E’ quanto afferma Piero Fassino, presidente dell’Anci, il quale sottolinea che “adesso il confronto con il Governo deve portare rapidamente alla individuazione ed alla quantificazione delle risorse necessarie a far decollare nel migliore dei modi le Citta’ Metropolitane. Anche su questo tema cruciale – conclude Fassino – Anci ha proposte da avanzare ed è pronta a portarle al tavolo di confronto”.
Il ministro degli Affari regionali, Maria Carmela Lanzetta, parlando con i giornalisti al termine della Conferenza Unificata, ha detto che  “si tratta di un importantissimo  accordo con Regioni, Anci e Upi” che fa della legge Delrio “una realtà che parte”.”E’ stato un lavoro condiviso – ha spiegato – molto minuzioso e complesso, l’inizio di un lavoro che continuera’ fino alla completa attuazione della legge che pero’ e’ gia’ partita: infatti non ci sono state le elezioni di primo livello e c’e’ stato un risparmio di 100 milioni di euro. Tutte risorse risparmiate e che saranno usate per i servizi ai cittadini.  Bisogna andare avanti senza avere il timore di queste trasformazioni sul territorio”. E, conclude: “30 anni fa sono state istituite le citta’ metropolitane, oggi finalmente hanno completa attuazione”. Secondo il sottosegretario Gianclaudio Bressa si apre “una nuova fase della storia amministrativa italiana”. Con il ddl Delrio, prosegue, si da’ “una prima picconata” ad un “sistema cosi’ inutilmente articolato” di enti intermedi che gravitano tra Regioni e comuni: “Ci saranno effetti significativi: dei 7 mila enti intermedi di cui parla Cottarelli, infatti, 5 mila sono riferibili a quest’area”. Bressa ha concluso che cosi’ “si fa un salto in avanti; si arriva ad una logica europea uscendo da una logica napoleonica”.
La Conferenza Unificata dell’11 settembre ha dato il via libera all’Accordo tra Stato e Regioni previsto dalla riforma Delrio per  l’individuazione delle funzioni non fondamentali oggetto del riordino  previsto dalla Legge ed anche al Decreto del Presidente del  Consiglio dei Ministri che stabilisce i criteri generali per  l’individuazione dei beni e delle risorse finanziarie, umane,  strumentali e organizzative per l’esercizio di tutte le funzioni delle vecchie Province, comprese quelle fondamentali già assegnate dalla  legge Delrio ai nuovi enti di area vasta o alle Città metropolitane.
Con l’Accordo e il Dpcm procede dunque l’iter di attuazione della  legge che ridisegna l’architettura del nostro territorio  Tra i criteri generali individuati, viene  ribadito il rispetto dello spirito e dell’impianto della riforma e  delineato il ruolo degli enti di area vasta non più come espressione  diretta degli elettori, ma in una visione più razionale e condivisa di governo del territorio. In particolare, accordo e decreto prevedono la ricognizione e il  riordino delle funzioni di competenza statale e regionale svolte  finora dalle Province. Quanto alle funzioni di competenza statale, al  termine di una fase di ricognizione che ha coinvolto tutti i  ministeri, ne sono state individuate alcune in materia di minoranze  linguistiche. La limitata estensione delle funzioni di competenza  statale si spiega anche con il precedente riordino istituzionale
stabilito dalla legge Bassanini.
Per quanto riguarda invece le funzioni di competenza regionale, che  evidenziano una particolare differenziazione da regione a regione,  l’accordo – si legge in una nota del dipartimento per gli affari regionali – detta procedure e tempi per ricognizione e riordino che  richiederà interventi normativi da parte delle regioni che si  impegnano ad adottare le iniziative legislative di loro competenza  entro il 31 dicembre 2014 con l’obiettivo di assicurare, nel rispetto  dell’autonomia e della differenziazione regionale, l’uniformità di  orientamenti e il coinvolgimento di tutto il territorio nel processo  di riordino.
L’accordo istituisce inoltre un Osservatorio nazionale (presieduto dal ministro per gli Affari regionali cui partecipano anche altri  ministeri, Regioni, Anci e Upi) che avrà il compito di coordinare  l’attività e monitorare l’attuazione di tutto il processo, la  ricognizione delle funzioni e la loro successiva assegnazione. Tutti  gli Osservatori svolgeranno le loro attività senza nuovi o maggiori  oneri a carico della finanza pubblica. Gli Osservatori avranno un ruolo fondamentale anche nel processo di  individuazione e trasferimento di beni e risorse connessi alle  funzioni oggetto del riordino (fondamentali e non), di cui il Decreto  approvato oggi stabilisce come previsto dalla legge Delrio i criteri  fondamentali. Il Decreto fissa anche i criteri generali per la  mobilità del personale, garantendo l’esame congiunto con le  organizzazioni sindacali.