Audizione della Corte dei Conti sul federalismo fiscale


Le misure di aggiustamento e di taglio alla spesa per fronteggiare la crisi finanziaria dello Stato hanno inciso profondamente sui bilanci del sistema delle Regioni e delle autonomie locali. Lo evidenzia la Corte dei Conti in un’audizione tenuta davanti alla Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale. Le più penalizzate sono le regioni meridionali e l’aumento delle tasse è dovuto anche alle imposte locali.
Nel contempo afferma il presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, riferendosi al periodo 1990-2012, che “la forza trainante sulla pressione fiscale complessiva, passata dal 38 al 44%, appare imputabile per oltre i 4/5 alle entrate locali. La quota di queste su quelle della P.A si e’ piu’ che triplicata (dal 5,5% al 15,9%)”.
Dal 1990 al 2012 è stato registrato un “incremento delle entrate del 130%.
Squitieri ha spiegato che il ricorso alla leva fiscale e’ molto differenziato sul territorio con una ‘regola distorsiva’ che penalizza i territori con redditi medi piu’ bassi ed economie in affanno. ‘Irap e addizionali Irpef sono piu’ alte nel Mezzogiorno’.
La dimensione complessiva delle misure di riduzione di spesa assunte nei confronti degli enti locali a partire dal 2009 ha raggiunto nel 2012 i 31 miliardi, di cui 16 miliardi, quale effetto di misure di inasprimento del Patto di stabilita’ interno e di oltre 15 miliardi di tagli nei trasferimenti. “Ma l’aggiustamento previsto nei documenti programmatici non e’ finito – sottolineano nella relazione i giudici contabili – dopo la manovra disposta con la legge di stabilita’ per il 2014, il quadro tendenziale prefigura nel prossimo triennio una riduzione della spesa primaria complessiva degli enti territoriali di oltre 2 miliardi, con l’incidenza in termini di prodotto che passa dal 14,8 per cento del 2013 al 13,3 del 2016.
La spesa complessiva al netto degli interessi, nel biennio 2011-2012, si e’ ridotta del 4,6 per cento in termini nominali. “Una diminuzione che non ha precedenti negli ultimi sessant’anni”, rileva la Corte dei Conti. Al netto della spesa per il settore sanitario (in aumento di 5,5 miliardi tra il 2013 e il 2016, anche se pressoche’ invariata in quota di prodotto), quella per le amministrazioni territoriali si ridurrebbe di oltre 7 miliardi, di cui 3 di parte corrente, attestandosi al 6,6 per cento del prodotto (il 7,8 nel 2013). Nel complesso le novita’ introdotte dalla riforma sul federalismo fiscale del 2009, sottolineano i magistrati contabili, sono state largamente disattese, anche a causa dell’emergenza dei conti pubblici che si e’ scaricata pesantemente sulla gestione delle autonomie locali.
Inoltre il presidente della Corte dei Conti lancia l’allarme dei costi delle societa’ e degli enti strumentali, che sono aumentati di oltre 1 miliardo dal 2012 al 2013.
“Chiediamo da tempo che il Governo e il Parlamento intervengano con norme stringenti per bloccare il moltiplicarsi di queste strutture che sono le zone grigie del bilancio dello Stato perche’ non possono nemmeno essere controllate dalla magistratura contabile”.
Il ricorso a queste societa’ “ha consentito” a Comuni e Regioni “eludere il Patto di stabilita’ e aggirare i vincoli all’indebitamento”. Le societa’ partecipate – ha avvertito Squitieri – sono “soggetti, per la maggior parte, non considerate nel conto delle amministrazioni locali” perche’ non considerate amministrazioni pubbliche “benche’ i soldi siano pubblici”, e in alcuni grandi Comuni – ha sottolineato Squitieri – “non si sa neanche quante siano”.
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