In house, cessioni senza strappi



Funzioni comunali e provinciali e dismissioni delle partecipate: potrebbero arrivare da questi capitoli i primi aggiustamenti alla spending review in commissione bilancio del senato. L’ assegnazione delle competenze provinciali ai sindaci è uno degli effetti più delicati che deriveranno dalla soppressione degli enti intermedi. Vuoi per l’ aggravio di costi che si riverseranno sui municipi (dubbi più volte sollevati da questo giornale e rilanciati anche dai tecnici del senato, si veda ItaliaOggi del 13/7/2012) vuoi per l’ incertezza sui confini delle (residue) prerogative provinciali (si veda ItaliaOggi del 14/7/2012), insufficienti secondo l’ Upi a gestire i nuovi enti di area vasta. In un documento consegnato alla commissione bilancio, l’ Unione delle province, guidata da Giuseppe Castiglione, ha chiesto che tra le funzioni provinciali siano ricomprese anche l’ organizzazione dei servizi pubblici locali, l’ edilizia scolastica, l’ organizzazione e la gestione dei servizi per l’ impiego, le politiche per il lavoro, la formazione professionale, la difesa del suolo, oltre all’ attività di supporto nei confronti dei piccoli comuni. Di questo, oltre che dei tagli lineari (500 milioni nel 2012 e 1 miliardo nel 2013), giudicati insostenibili dalle province perché nel calderone sarebbero finiti servizi ai cittadini scambiati per consumi intermedi (dai contratti di servizio per il trasporto pubblico locale che valgono 1 miliardo e 134 milioni di euro, ai corsi di formazione del valore di 367 milioni, fino alla manutenzione ordinaria che costa 243 milioni) si parlerà nell’ intenso lavoro di confronto che il governo porterà avanti per tutta la settimana. E sempre nei prossimi giorni (probabilmente nel consiglio dei ministri di venerdì) il governo dovrebbe sollevare il velo sulle province a rischio che andranno incontro alla soppressione o all’ accorpamento. Scade infatti oggi il termine per adottare la delibera con cui il cdm dovrà associare dei numeri ai criteri della «dimensione territoriale» e della «popolazione residente» previsti nel dl 95. Le ipotesi più probabili parlano di 3.000 kmq e 350.000 abitanti, ma la certezza al momento non c’ è. L’ altro nodo da sciogliere riguarda la dismissione delle società in house (che abbiano conseguito nel 2011 un fatturato da prestazione di servizi a favore di pubbliche amministrazioni superiore al 90%) che potrebbe essere un po’ attenuata rispetto all’ aut aut imposto dal dl 95: scioglimento entro il 31 dicembre 2013 o alienazione delle partecipazioni entro il 30 giugno 2013. In molte realtà territoriali quest’ ultima eventualità preoccupa non poco, perché un obbligo di dismissione in un periodo di crisi economica potrebbe produrre un deprezzamento delle quote. «Sarebbe necessario individuare un criterio che consenta di distinguere le diverse realtà territoriali, premiando quelle virtuose», dice a ItaliaOggi Gilberto Pichetto Fratin (Pdl), relatore a palazzo Madama assieme a Paolo Giaretta (Pd). Quello delle partecipate in realtà non è l’ unico nervo scoperto nei rapporti quantomai tesi tra governo e comuni. I sindaci dell’ Anci hanno annunciato che scenderanno in piazza davanti a palazzo Madama il 24 luglio per protestare contro quella che ritengono una manovra di «tagli lineari sui servizi e non di tagli agli sprechi che porterà i sindaci ad alzare le tasse» (sono parole del presidente dell’ Anci, Graziano Delrio). E anche le regioni sono sul piede di guerra. In risposta alle spending review, Friuli Venezia Giulia, Valle d’ Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano hanno annunciato la disdetta dei patti sottoscritti con il governo Berlusconi sul federalismo Fiscale. Mentre si è rivelato un nulla di fatto l’ incontro tra il presidente della regione Lazio, Renata Polverini, e il supercommissario del governo, Enrico Bondi, sui tagli alle società in house. «Siamo rimasti che troveremo una posizione unitaria con le altre regioni, per poi sottoporla al tavolo con il governo che si riunirà appena saremo pronti», ha annunciato Polverini. In attesa che tutti questi nodi vengano al pettine, va da sé che le proposte di modifica per il momento siano in alto mare. In ogni caso i relatori non ne presenteranno nessuna prima della scadenza fissata per giovedì alle 12. L’ intendimento di Pichetto Fratin e Giaretta è di attendere l’ esito degli incontri che il governo avrà con le diverse parti in causa. E, visto il quasi certo ricorso alla fiducia, è probabile che questa venga posta su un maxiemendamento del governo che recepisca le modifiche della quinta commissione di palazzo Madama e inglobi anche il decreto legge sulle dismissioni (n. 87/2012). Anche per questo, dunque, i lavori in commissione potrebbero protrarsi fino a mercoledì 25.