Dal primo giugno 2013 aboliti gli enti in tutte le città metropolitane



Province «soppresse e accorpate» sulla base di tre criteri: tremila metri quadrati di estensione, 350mila abitanti e 50 comuni all’ interno. Necessari almeno due parametri per «sopravvivere» alla scure della spending review: se la bozza verrà confermata, saranno questi i criteri con cui verranno riordinate le Province, per contribuire al «conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica imposti dagli obblighi comunitari e necessari al raggiungimento del pareggio di bilancio». Con questi criteri, da 107 le province diventeranno 61: ne spariranno anche dieci maggiori (Roma, Milano, Firenze, Napoli, Bologna, Torino, Reggio Calabria, Venezia, Bari e Genova) che dal 1° giugno 2013 sono destinate a diventare città metropolitane. Inoltre, alle province superstiti resteranno meno funzioni rispetto a quelle attuali: i loro compiti saranno pianificazione territoriale e ambiente, trasporto pubblico, controllo del trasporto privato, costruzione e gestione delle strade provinciali. In previsione c’ è inoltre un taglio del 20 per cento dei trasferimenti a enti, agenzie e organismi che esercitano compiti degli enti locali. «No all’ abolizione delle piccole province», reagiscono alcuni presidenti di enti destinati alla soppressione, riuniti ieri a Roma nella sede dell’ Upi, che hanno siglato un documento chiedendo l’ intervento del presidente della Repubblica. «Come si fa a dire che 7,2 miliardi di tagli a Regioni, province e comuni non sono una manovra?», interviene il presidente dell’ Upi Giuseppe Castiglione, con questi tagli «almeno la metà delle province andrà in dissesto nel 2012, e nel 2013 tutte le altre».