Campana e nascondino nel cortile di casa giocare ora è un diritto



È vietato vietare i giochi dei bambini in cortile. Lo ha deciso il Comune di Milano, modificando il regolamento di polizia urbana. L’ obiettivo è restituire i giardini condominiali al loro scopo storico: lasciar correre il pallone, offrire rifugi per il nascondino, prestarsi come campo per il ruba bandiera. Il provvedimento della giunta segue le proteste di decine di genitori per cortili trasformati in parcheggi di auto o lasciati deserti per evitare ogni rischio di disturbo. «Se un’ assemblea di condominio si rifiuterà di far giocare i bambini – dice Chiara Bisconti, mamma di tre figli e assessore al Tempo libero – i genitori potranno fare ricorso al Tar, con un nuovo strumento a loro favore». La svolta milanese riprende quella introdotta da Torino nel 2006. L’ unica differenza è che se la giunta torinese indicava gli orari «destinati al riposo dei condomini » in cui il gioco andava interrotto (dalle 14 alle 16 e dalle 22 alle 8), a Milano la “no play zone” è più vaga. «Ogni palazzo si darà le proprie regole», spiega l’ assessore. La questione irrisolta è quella del pallone. Le assemblee non potranno impedire girotondo e simili, ma per il calcio si potranno fare eccezioni. Un palazzo nel periferico quartiere Stadera, che l’ amministrazione comunale ha preso a modello per mettere a punto la nuova regola, vieta ad esempio l’ uso di palloni «in cuoio o in gomma», costringendo i bambini a usare quelli di spugna, che si gonfiano d’ acqua se finiscono nelle pozzanghere, sono facile preda dei cani e nei contrasti di gioco si sfaldano. Ma Milano è destinata a non rimanere sola. Anche Bari immagina di lasciare i cortili ai bambini. L’ assessore alle Politiche Giovanili, Fabio Losito, parla di «proposta a tutela del diritto all’ infanzia». Per la città il gioco libero in cortile sarebbe una sorta di riparazione, visto che due anni fa il Comune vietò con un’ ordinanza di giocare a pallone «ai maggiori di anni 6» in alcune piazze di Bari vecchia. A Palermo l’ assessore all’ Infanzia, Agnese Ciulla, non ha intenzione di interferire nelle decisioni dei condomini, preferendo «l’ incremento degli spazi pubblici dedicati ai bambini». A Roma il «diritto al gioco» nei cortili fu discusso nella giunta Veltroni, con qualche annuncio e nessun provvedimento. Fu però cancellato il punto del regolamento di polizia urbana che vietava il gioco in strada. Nulla di fatto anche a Bologna, dove il dibattito nacque nel 2007 dalla lettera di una cittadina indignata per un cortile «diventato parcheggio di seconde auto». A Firenze «purtroppo non ci sono iniziative simili a quella milanese», spiega Franco Pagani, presidente regionale della Federazione nazionale amministratori di condominio. Il via libera al gioco in cortile divide le associazioni di chi gestisce la vita dei palazzi. Se per il presidente di Apac, Stefano Milanesi, «è giusto che i bambini abbiano più diritti delle auto», la sigla Anaci giudica il provvedimento «quantomeno discutibile». Secondo una ricerca dell’ associazione Anammi, con 12mila questionari compilati dagli associati in tutta Italia, nel 57 per cento dei cortili i regolamenti prevedono divieti al gioco dei bambini. Primo fra tutti, il calcio. E l’ apertura decisa da Milano e Torino si scontra con una giurisprudenza severa. Se il gioco in cortile di per sé è tutelato dal Codice civile, appena i bambini alzano la voce le cose cambiano. Una sentenza del 2010 della Cassazione vede negli urletti dei bambini in cortile quel «disturbo del riposo delle persone» punito dall’ articolo 659 del Codice penale, con multe da 40 euro per i genitori.