Sconti ai virtuosi Comuni in naftalina

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Ancora in naftalina gli sconti ai comuni virtuosi. Con i bilanci da chiudere entro il 30 giugno (anche se è praticamente certa la proroga al 31 agosto che sarà ufficializzata nella conferenza stato-città di mercoledì 20 giugno) ci sono 143 sindaci e 4 presidenti di provincia (Bari, Lodi, Sondrio e Vicenza) che hanno ben amministrato e per questo potrebbero applicare un saldo del patto di stabilità (espresso in termini di competenza mista) pari a zero. Ma prima è necessario che il decreto interministeriale con l’ elenco degli enti virtuosi (approvato in Conferenza unificata il 9 aprile) venga pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Doveva essere una mera formalità e invece lo stallo va avanti da oltre due mesi. Mario Monti lo ha già firmato, ma, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, è stato l’ unico perché mancano ancora all’ appello le firme degli altri tre ministri competenti: Anna Maria Cancellieri, Piero Gnudi e Fabrizio Barca. Cosa determini le resistenze dei tre ministri è un mistero visto che, almeno stavolta, non è una questione di soldi. Non c’ è infatti alcuna copertura finanziaria da trovare o crisi economica che tenga, perché gli sconti ai virtuosi (che valgono circa 200 milioni di euro) saranno coperti dagli altri enti del comparto. La legge prevede infatti che le amministrazioni non ricomprese nell’ elenco dei comuni «primi della classe» (quattro i parametri presi in considerazione: rispetto del Patto, autonomia finanziaria, equilibrio di parte corrente e rapporto tra entrate di parte corrente riscosse e accertate) debbano incrementare i propri obiettivi di uno 0,4% in più proprio per pagare gli sconti ai virtuosi. Dunque lo stato non deve tirare fuori il becco di un quattrino aggiuntivo. Eppure tutto è ancora fermo e tra gli enti in stand by inizia a serpeggiare il malcontento. Più di un sindaco si è rivolto alla Ragioneria dello stato lamentando l’ impossibilità di chiudere il bilancio e minacciando un’ azione di responsabilità nei confronti del Mef in caso di ulteriori ritardi. Il comune di Sanremo, per esempio (uno dei 143 enti premiati), avrebbe un obiettivo di Patto pari a 21 milioni di euro che verrebbero azzerati con il bonus di virtuosità. Ma non può chiudere il preventivo non volendo ricorrere ad escamotage (che pure qualcuno consiglia) al limite della legalità, tipo entrate o perdite fittizie, per far quadrare i conti. A farne le spese è la società di gestione del casinò municipale che è pronta a chiedere i danni alla Ragioneria. E, nonostante un fondo cassa di 40 milioni di euro, le opere pubbliche sono tutte bloccate. A Rubiera, in provincia di Reggio Emilia, i danni del terremoto sono ingigantiti dai ritardi nell’ applicazione degli sconti. Il comune reggiano è ricompreso nell’ elenco dei 143 enti virtuosi, ma non può chiudere i bilanci in assenza del decreto. Il sindaco, Lorena Baccarani, vorrebbe avviare alcuni interventi di manutenzione straordinaria divenuti urgenti dopo le scosse di terremoto ma prima ha bisogno che la virtuosità del comune sia certificata in Gazzetta Ufficiale. Secondo alcuni, alla base del ritardo ci sarebbe anche il pasticcio nella individuazione delle amministrazioni da premiare, che ha portato, per esempio, a includere nell’ elenco dei primi della classe il comune di Leini (To), recentemente sciolto per infiltrazioni mafiose, quello di Portoscuso, in Sardegna, il cui sindaco è stato arrestato per corruzione e concussione, oppure quello di Monte Sant’ Angelo (Fg), anch’ esso commissariato. Leini è stato espunto con un tratto di penna dalla lista. Non così gli altri due. Segno che forse, tra i criteri previsti dalla legge di stabilità 2012 c’ è qualcosa da rivedere.

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