Debiti, sprechi e personale caro stop alle telefonate degli statali



Bilanci in rosso e inefficienze nelle società partecipate dagli enti locali. I Comuni non riescono a venderle, come chiede la legge (entro il 31 dicembre 2013). E allora interviene la Cassa depositi e prestiti. Il veicolo “Servizi pubblica utilità” è stato appena varato. Sarà dotato di un miliardo dal Fondo strategico italiano e avrà l’ obiettivo di acquisire quote di minoranza “con poteri di governance”, valorizzare gli asset e metterli sul mercato. Quello che gli enti locali non riescono a fare. E che la spending review farà ora per loro. QUADRO finanziario critico, fragilità crescenti, sofferenze in aumento. La salute degli enti locali scricchiola sempre più. Alcuni costretti al dissesto nel 2011, per la prima volta da anni. Altri avviati al risanamento. Perché faticano a contenere spese e sprechi (personale, incarichi esterni, di rappresentanza, consulenze). Per il crollo delle entrate tributarie (9 miliardi in meno lo scorso anno, soprattutto imposte indirette, causa crisi). Ma anche per «la forte diffusione dell’ utilizzo di organismi societari per la gestione di servizi», scrive la Corte dei Conti nel suo Rapporto 2012 sul coordinamento della finanza pubblica. Molti dei quali pieni di debiti. LE SOCIETÀ IN HOUSE Gli «organismi partecipati» sono oltre 5 mila nei 7.200 enti censiti dalla Corte, tra aziende, consorzi, fondazioni, istituzioni. In gran parte operano come società. La metà sono utilities e forniscono servizi di pubblica utilità (acqua, rifiuti, energia, gas). In maggioranza godono di affidamento diretto (società ” in house”). Producono 25 miliardi, ma hanno debiti per 34, lievitati dell’ 11% tra il 2008 e il 2010. È proprio da questo ventre molle che il governo vuole partire per recuperare denari utili alla spending review, la revisione della spesa. I BILANCI IN ROSSO Il 64% degli organismi è per lo più una Spa o una Srl. Si tratta di 3.369 società, concentrate per il 61% negli enti sotto i 30 mila abitanti. Quasi un terzo di queste società partecipate dai Comuni più piccoli «hanno chiuso in perdita almeno uno degli ultimi tre esercizi». E dunque più di 600. Un contributo elevato al debito totale delle partecipate, il 35% delle quali (oltre mille) può esibire almeno un bilancio in rosso in uno degli esercizi 2008-2010. In valore assoluto, calcola la Corte, il buco è di 1,4 miliardi. Alimentato anche dalla «mancata previsione di vincoli posti al debito» di queste partecipate che «può aver favorito forme di abuso». LA “SPENDING” DELLE PARTECIPATE La manovra del 2010 (articolo 14 del Dl 78/2010) obbliga i Comuni a uscire dalle partecipate. Secondo criteri legati alla dimensione. Sotto i 30 mila abitanti, le quote vanno tutte cedute entro il 31 dicembre 2013, salvo quelle con bilanci “in nero” negli ultimi tre anni. Tra i 30 e i 50 mila abitanti, i Comuni possono mantenere almeno una partecipazione. E questo, scrivono i giudici contabili, «accentuerà la tendenza a creare holding ». Nelle grandi città, il Comune non è obbligato a mettere a gara, sul mercato, il servizio. Ma deve scendere sotto la quota di controllo. IL RUOLO DELLA CDP Fino ad ora «la razionalizzazione delle partecipazioni societarie richiesta dal legislatore fin dal 2008 ha portato a un numero di liquidazioni e cessioni estremamente limitato», è il monito della Corte. Ecco perché ora, grazie al veicolo messo in pista dalla Cassa depositi e prestiti, l’ accelerazione è assicurata. MENO TELEFONATE La pubblica amministrazione, intanto, dà il buon esempio. Un taglio alle chiamate nazionali e verso i cellulari, permesse d’ ora in poi ai soli dirigenti, è stato deciso ieri per i dipendenti del ministero della Funzione Pubblica. La circolare, firmata dal Capo dipartimento Antonio Naddeo, è stata accolta con soddisfazione dal ministro Patroni Griffi che l’ ha definita «una rivoluzione del buon senso». Un esperimento di virtuosità che farà discutere, per ora circoscritto proprio al Dipartimento guidato da Patroni. I cui impiegati dovranno abituarsi a digitare solo numeri locali, senza far pesare più sulla bolletta pubblica squilli ai portatili o fuori città. Se urgenti, queste chiamate le faranno i capi.
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