Piano per le città, risorse irrisorie

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Il ministero delle infrastrutture predisporrà un piano nazionale di sviluppo delle città per la riqualificazione delle aree urbane degradate, che potrà contare sulle risorse di un apposito Fondo di almeno 230 milioni; l’ attuazione del piano sarà affidata a una «Cabina di regia» che selezionerà gli interventi e promuoverà appositi «contratti di valorizzazione» che vedranno i comuni come soggetti attuatori che dovranno anche inviare le proposte di interventi alla «Cabina di regia». Risorse irrisorie per piccoli interventi immediatamente cantierabili. È quanto prevede il governo nelle proposte che potranno essere inserite in un prossimo decreto-legge per le infrastrutture laddove individua un nuovo strumento programmatorio per interventi nelle città. In particolare il governo propone di varare un piano di sviluppo per le città con l’ obiettivo di intervenire sulle aree caratterizzate da profili di degrado urbano realizzando, in modo coordinato e razionale, nuove infrastrutture, interventi di riqualificazione urbana, costruzione di parcheggi, alloggi e scuole. C’ è da domandarsi anche che fine abbia fatto l’ annuncio del viceministro per le infrastrutture, Mario Ciaccia, di un paio di settimane fa, di destinare al piano delle città 2 miliardi, secchi. Comunque, pochi, ma per cominciare ad aprire i cantieri subito, già a luglio. Ora il decreto legge per le infrastrutture, che venerdì dovrebbe andare all’ esame del consiglio dei ministri, per quel che riguarda i fondi necessari a promuovere il Piano per le città propone di istituire, nello stato di previsione del ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il «Fondo per l’ attuazione del Piano sviluppo città». In esso dovranno confluire le risorse, non utilizzate o provenienti da revoche, relative a programmi in materia di edilizia, di competenza del ministero delle infrastrutture (si tratterebbe di circa 230 milioni di euro, ma non si esclude che possano arrivare ulteriori risorse da revoche o economie relative ai programmi innovativi in ambito urbano). I fondi si renderanno quindi disponibili per le operazioni di riqualificazione e trasformazione urbana caratterizzate da elementi concreti di fattibilità. Il piano, dal punto di vista operativo e organizzativo, avrà il suo fulcro nella cosiddetta «Cabina di regia», sede istituzionale composta da sei rappresentanti dei ministeri competenti e da rappresentanti dell’ Agenzia del demanio, della Cassa depositi e prestiti, della Conferenza delle regioni e delle Province autonome, dell’ Associazione nazionale comuni italiani. In questa sede si effettuerà l’ operazione politicamente più rilevante che è quella di selezione delle proposte di interventi per la valorizzazione di aree urbane degradate inviate dai comuni. Nelle proposte, gli enti locali dovranno descrivere il perimetro dell’ intervento e la quota di finanziamenti necessari, pubblici e privati, disponibili e da reperire indicando anche se il comune stesso intende cofinanziare l’ intervento o prevede di chiedere un finanziamento, anche parziale, ai soggetti istituzionali che possono essere coinvolti. Inoltre, la proposta dovrà precisare i soggetti interessati, le eventuali premialità urbanistiche, l’ articolazione completa dell’ intervento e la tempistica prevista. La «Cabina di regia» dovrà poi procedere ad un ulteriore importante compito: quello di coordinare gli interventi attivabili nell’ area urbana selezionata nell’ ottica del reperimento delle risorse, dell’ individuazione degli incentivi e della verifica dei programmi. Non sarà cosa da poco dal momento che fra soggetti interessati e diverse competenze si tratterà di coordinare diversi soggetti. Nella proposta varata dal governo si prevede che alla «Cabina di regia» sia affidato anche il compito di effettuare la destinazione delle risorse del Fondo alle aree selezionate e di svolgere il ruolo di composizione delle eventuali divergenze tra i soggetti coinvolti. Infine, alla «Cabina di regia» dovrebbe spettare il compito di promuovere, in collaborazione con il comune interessato dall’ intervento, il «contratto di valorizzazione urbana». Si tratta di un innovativo strumento contrattuale di diritto pubblico che dovrà realizzare l’ obiettivo di disciplinare le diverse obbligazioni dei vari soggetti pubblici e privati coinvolti nell’ intervento relativo all’ area selezionata da valorizzare. In tale ambito contrattuale al comune spetterà il ruolo del comune di coordinatore operativo dell’ intervento, per il percorso autorizzativo e amministrativo.

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